I miei idoli - parte 1

Fin da piccolo, oltre a tifare Milan, mi è capitato di avere idoli, cioè personaggi calciatori che suscitavano in me qualcosa in più, che quando chiedevo a papà "quanto ha fatto il Milan? Chi ha segnato?" in caso di risposta giusta mi davano una gioia doppia: "evvai!"

Di idoli ne ho avuti un po' ma non troppi. Non so neppure perché li ho scelti. Provo però a pensarci.

Il primo è stato Mark Hateley. Aveva i capelli lunghi, era inglese ed aveva uno sguardo cattivo. Un giorno lo trovai in un pacchetto delle figurine Panini ed il giorno dopo lo trovai doppio. E se in genere la cosa mi provocava fastidio, quel giorno fui felice. Lo attaccai sulla porta in ferro della cucina della pensione che i miei genitori gestivano in Liguria. "Così chiunque passa, sa che qui si tifa il Milan".

Il secondo è stato Pietro Paolo Virdis. Il Milan non era tanto forte ma Pietro Paolo mi inorgogliva, perché faceva dei bei gol, era elegante ed aveva vinto la classifica dei cannonieri della Serie A. Non era come lo scudetto ma ci si accontentava, in tempi di vacche magre.

Poi, di lì a poco, arrivarono le vacche grasse.

Ci fu Gullit, che sembrò cambiare il mondo, ma di quel periodo io amai indiscutibilmente Marco Van Basten. Ero talmente innamorato che mi trovai ad esultare come fosse l'Italia per un suo gol nell'Olanda, che vinse l'Europeo, oppure mi trovai a litigare forte con un amico che mi sfotteva per un suo rigore sbagliato contro la Danimarca, che li eliminò in quello successivo.

Ricordo con malinconia una trasferta che feci con mio papà a Udine, dove Van Basten rientrava dopo un lungo infortunio. Finì 0 a 0 ma io ero felice lo stesso perché l'avevo rivisto. Poco dopo smise di giocare ed io dovetti scegliere un nuovo idolo.

Per un po' volli un bene speciale a Lentini. Giocava nel mio stesso ruolo: a volte ala sinistra e a volte ala destra. Aveva l'orecchino, era un po' matto, era discontinuo ma quando era in giornata era inarrestabile. San Siro era severo con lui ma forse perché aveva visto in questo ragazzotto qualcosa di speciale. Anche dopo l'incidente gli volli bene e tifai per lui in particolare nel periodo in cui sembrava essersi ripreso, che culminò con la finale di Vienna con l'Ajax, dove Capello non lo fece giocare titolare, chissà perché. Il coro di San Siro "Gianluigi lentini alè" è stato per anni il mio preferito.


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