I miei idoli - parte 2

 


Un capitolo a parte nel gruppo degli idoli lo merita Dejan Savicevic.

Lui ha rappresentato l'idolo per eccellenza, perché discontinuo, mancino, fragile fisicamente, capace di farsi espellere per una reazione o per un vaffa all'arbitro, sorprendente nel bene e nel male, a volte fischiato dal pubblico, a volte osannato. E soprattutto perché capace di autentiche magie, con i dribbling che solo lui sapeva fare o i colpi da biliardo lungo traiettorie che solo lui vedeva.

Per me ha rappresentato l'estro e la fantasia un po' ribelle, un po' zingara.

Il top è stato il pallonetto a Zubizarreta nella magica notte di Atene, il rimpianto la notte di Vienna, con lui a dare forfait all'ultimo dopo averci condotto in finale con l'Ajax in quella che probabilmente è stata la sua miglior stagione.

Dopo di lui non penso di aver avuto altri veri idoli, un po' perché sono cresciuto e la spensieratezza del ragazzino ha lasciato spazio al pragmatismo dell'adulto.

L'unico in età adulta ad aver risvegliato sensazioni simili è stato Ronaldinho, ma nel Milan è durato troppo poco per elevarlo ad idolo autentico.

Vedremo che cosa ci riserverà il futuro.

Commenti